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Affidare un animale alle cure di un medico veterinario significa riporre fiducia in un professionista che ha il compito di salvaguardarne la salute e il benessere. Per molti proprietari, gli animali non sono semplici beni, ma membri a tutti gli effetti della famiglia, e un errore nella diagnosi o nel trattamento può avere conseguenze dolorose e profonde. In questi casi si apre il tema della responsabilità professionale del veterinario, che comporta riflessi legali e la possibilità di richiedere un risarcimento.

Il quadro giuridico della responsabilità veterinaria
Dal punto di vista legale, il rapporto tra proprietario e veterinario si configura come un contratto di prestazione d’opera professionale. Questo implica che il medico sia tenuto ad agire con diligenza, perizia e prudenza, in conformità alle conoscenze scientifiche e alle buone pratiche della professione. La responsabilità civile del veterinario può derivare da un inadempimento contrattuale o da un fatto illecito extracontrattuale.

È importante distinguere l’obbligazione del veterinario da quella del medico umano: mentre per i medici si parla di obbligazione di mezzi (il professionista deve impiegare tutte le competenze disponibili senza garantire il risultato), anche per i veterinari vale lo stesso principio. Tuttavia, in determinati casi, se l’errore è evidente o l’esito era prevedibile e prevenibile, si può configurare una responsabilità diretta.

Errori e situazioni tipiche di contenzioso
Le controversie possono nascere da numerose circostanze:

  • Diagnosi mancate o errate, che portano a ritardi nelle cure o a trattamenti inutili.

  • Errori chirurgici, come danni accidentali ad organi non coinvolti o mancanza di sterilità nelle procedure.

  • Somministrazione di farmaci inadeguati o dosaggi errati, con effetti tossici.

  • Omissioni nei controlli post-operatori, che causano complicazioni evitabili.

  • Mancata informazione al proprietario circa i rischi e le alternative terapeutiche, violando il dovere di consenso informato.

Un esempio ricorrente riguarda gli interventi di sterilizzazione eseguiti senza rispettare protocolli corretti, con conseguenze come infezioni gravi o addirittura la morte dell’animale. In altri casi, una diagnosi superficiale su patologie cardiache o tumorali può comportare la perdita di tempo prezioso, riducendo le possibilità di cura.

Il ruolo della prova e delle perizie
Per ottenere un risarcimento, il proprietario deve dimostrare il nesso causale tra la condotta del veterinario e il danno subito. Questo richiede spesso l’intervento di un consulente tecnico o di un perito veterinario che possa valutare la correttezza delle cure prestate. Nei giudizi civili, la documentazione clinica, le prescrizioni e le cartelle veterinarie diventano prove fondamentali.

Il veterinario, dal canto suo, può difendersi dimostrando di aver seguito protocolli consolidati e di aver agito con la dovuta diligenza. Non sempre, infatti, un esito negativo corrisponde a un errore: la medicina, anche veterinaria, comporta rischi e incertezze.

Il risarcimento: danni patrimoniali e non patrimoniali
Tradizionalmente, gli animali venivano considerati dal diritto come beni mobili. Oggi, però, la giurisprudenza italiana riconosce sempre più spesso il loro valore affettivo. Di conseguenza, il risarcimento può comprendere:

  • danno patrimoniale, come le spese veterinarie sostenute, i costi per ulteriori trattamenti o il valore economico dell’animale;

  • danno morale, legato alla sofferenza e al legame affettivo con l’animale d’affezione, che in alcuni casi la Cassazione ha riconosciuto come risarcibile.

Un esempio emblematico è la sentenza che ha riconosciuto il diritto al risarcimento per la morte di un cane causata da un intervento condotto con imperizia, sottolineando il valore relazionale dell’animale nella vita del proprietario.

Responsabilità penale e disciplinare
Oltre alla responsabilità civile, nei casi più gravi può configurarsi anche una responsabilità penale, ad esempio per maltrattamento di animali ai sensi dell’art. 544-ter del Codice Penale. Inoltre, i veterinari iscritti all’Ordine sono soggetti a procedimenti disciplinari se violano le regole deontologiche della professione.

Come tutelarsi come proprietari
Per ridurre il rischio di contenziosi e tutelare i propri diritti, è utile:

  • richiedere sempre la documentazione clinica dell’animale;

  • chiedere spiegazioni chiare e dettagliate prima di qualsiasi intervento;

  • valutare una seconda opinione in caso di dubbi;

  • rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto civile o in materia di responsabilità professionale in caso di danni.

La responsabilità del medico veterinario è un tema di crescente rilevanza sociale e giuridica, perché riflette il ruolo centrale che gli animali hanno assunto nella vita delle persone. Essere consapevoli dei propri diritti e delle possibilità di tutela consente ai proprietari di affrontare eventuali errori professionali con strumenti concreti, senza sentirsi soli in momenti di grande fragilità emotiva.